con Daiana Tripodi. Un percorso, un cammino tortuoso alla ricerca di quei suoni viscerali dell´animo umano che solo una donna ferita nel suo orgoglio può possedere. Un viaggio, interpretato nella lingua originaria dell´attrice, il calabrese, che diventa qui una lingua universale, alla scoperta dell´io più profondo dell´essere donna, dell´essere madre. Vive e respira una Medea che resta, ferma. Anche quando le sue azioni, che scandalizzano il mondo intero, dovrebbero quantomeno turbarla. Testo di Germano Marano e Daiana Tripodi, musiche dei Mattanza, costumi di Umay Kuo. Entrata libera
Foto: Vincenzo Tropepe